G’day mates!
Per il nostro secondo appuntamento con il blog made in Down Under parliamo di un argomento carissimo a noi wogs a ridosso di Natale (vediamo se avete fatto i compiti a casa 🙂 !), ossia… lo shopping!
Sebbene non abbia personalmente ancora avuto modo, voglia e tempo di dilettarmi in quest’attività, camminando e curiosando in giro ho già individuato la mia prossima addiction: gli Op-shops!
Negli USA li chiamano charity shops, thrift shops, thrift stores, hospice shops o resale shops, ma il concetto è sempre lo stesso: recuperare abiti, accessori, oggettistica e album/libri ricevuti in donazione e rivenderli alla clientela per raccogliere fondi. Una vera manna dal cielo per tutti i backpackers in cerca di una camicia bianca per il prossimo colloquio che non possono permettersi nulla da “Chaddy” (con i suoi 510 negozi Chadstone è, a quanto si dice, il più grande centro commerciale dell’emisfero Sud). Ecco l’ennesimo esempio dell’abbreviation-mania australiana che stavolta mutila opportunity shop per un risultato nettamente più incisivo! Lo stesso trucchetto linguistico è utilizzato da alcune delle associazioni che gestiscono queste catene: le più note, St. Vincent de Paul Thrift Store e la storica Salvation Army operano in Australia rispettivamente con i nomi “Vinnies” e “Salvos”. Molto più efficace e spigliato, n’est-ce pas?
Qui,magari, potreste trovare dei bellissimi “sunnies” vintage (e ci risiamo con la troncatura!) o i famosissimi “uggies” (UGG Boots). Forse eviterei di acquistare qui degli iconici “thongs” o un nuovo “cozzie” da sfoggiare al prossimo “barbie” (barbecue) (aridaje: questo si usa con “swimmers” in New South Wales – ma a quanto sembra in Victoria è più comune “bathers”) – meglio lasciar perdere gli “undies” (l’intimo) di seconda mano, che ne dite? In fin dei conti va bene accontentarsi di un “cardie” (cardigan) o di una confortevole “blankie” (blanket) per i repentini cambiamenti climatici tipici di Melbourne!
Insomma, vale sempre la regola d’oro dell’abbreviazione “sempre e comunque”. E se vi è venuta fame e avete quei 5 bucks in tasca da spendere per il vostro “brekkie” (colazione) o per una “cuppa” (bevanda calda)… NWM (imparate questo acronimo per “no worries mate/man”)! Anche la più famosa catena di fast food al mondo ha deciso di australianizzare le proprie insegne nel 2013 perché si era resa conto che tutti la chiamavano come vedete nella foto qui sotto 😉
Davvero un aspetto interessante della glocalisation in questo Paese, che spero di approfondire presto con altri esempi concreti.
E ora, cosa aspettate…correte a comprare i vostri prezzies! (regalini)
A presto con nuove curiosità!
Koalaren