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Le parole della (o di) moda

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runway modella passerella sfilata di moda

Le parole della (o di) moda

 

Oggi si aprirà ufficialmente la Milano Fashion Week che terrà i riflettori puntati sulla città italiana della moda dal 22 al 28 settembre.

 

Insieme a quelle di New York, Londra e Parigi, la settimana della moda di Milano fa parte delle “Big Four”, i quattro eventi del settore più prestigiosi che si svolgono nelle capitali mondiali del fashion.

 

Ma perché la moda attira tanto interesse?

 

Il linguista Roland Barthes, nel saggio Il sistema della moda, spiega che quest’ultima attribuisce un significato a oggetti che di per sé ne sono privi. Per far ciò, deve tradursi in un linguaggio che le consenta di esprimersi in contesti in cui per natura estetica dell’immagine prevale sul testo, come nella pubblicità e nelle riviste di settore.

Studio Interpreti Milano è ben consapevole che anche il testo è importante per comunicare la moda e accompagnare le immagini. Ecco perché le nostre traduzioni nel settore sono da sempre estremamente attente e accurate, con un occhio di riguardo non solo alla terminologia specifica ma anche al tone of voice, all’immagine che i brand vogliono trasmettere. 

 

Perché possiate godere appieno dell’imminente spettacolo comunicativo della Milano Fashion Week, noi di SIM abbiamo pensato di allestire una piccola “sfilata linguistica” regalandovi una breve descrizione dei termini della moda oggi più…di moda!

 

1. BLAZER.

Sapevate che è nato come giacca sportiva?
Tipicamente di colore blu, in lana, con bottoni di metallo e taschino, fu creato per l’equipaggio della fregata britannica HMS Blazer. Divenne poi divisa ufficiale dei membri dei circoli di canottieri d’Inghilterra e successivamente si diffuse nel resto del mondo, fino a diventare un capo d’uso comune.

 

2. SNEAKERS.

Sapevate che il termine ha origine dal verbo to sneak, che significa “muoversi silenziosamente”?
L’associazione è con le suole in gomma di quelle che le nostre nonne chiamerebbero semplicemente “scarpe da ginnastica”. La moda ha fatto sì che questo vocabolo inglese si affermasse nella quotidianità di tutte le lingue del mondo.

 

3. T-SHIRT.

Sapevate che esistono almeno 3 ipotesi sull’origine di questa parola?
Mentre shirt indica generalmente la camicia, la lettera “T” rappresenta, per alcuni, la forma della maglietta aperta (piccola curiosità: anche le scarpe femminili T-Strap sono definite così per la forma a T creata dal cinturino alla caviglia collegato alla punta della scarpa); per altri, la T è invece da intendersi come iniziale della parola training, dato il tradizionale utilizzo delle T-shirt per le attività sportive; per altri ancora, T rappresenta l’iniziale di teen, in virtù del target principalmente giovanile di questo indumento.

 

4. RUNWAY e CATWALK.

Sapevate che indicano entrambi la passerella ma sottintendono due ritmi di camminata diversi?
La runway richiede un passo sostenuto, adatto ai modelli ready to wear (in francese, prêt-à-porter), mentre sulla catwalk il passo si fa quasi felino, più lento e sensuale, com’è tipico delle sfilate di haute couture.

 

Come avrete notato, il linguaggio della moda, un tempo dominato dal francese, ha subito un profondo restyling a favore dell’inglese. I fuseaux di un tempo adesso sono i leggins, e le paillette si sono trasformate in glitter.

Anche l’italiano si è impigrito e così, per esempio, le borse a tracolla sono diventate hand bag.

 

Un bravo traduttore di moda deve pertanto saper stare anche al passo coi tempi.

Il tipo di passo dipenderà dalle esigenze del cliente.

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