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Lost in Christmas

Lost in Christmas

 

Abbiamo già visto in un precedente articolo relativo all’importanza della transcreazione (per vedere di cosa si tratta leggete qui) che il presepe è nato da un errore di traduzione. Il bue e l’asinello, infatti, non sono altro che il frutto di un errore di traduzione dall’ebraico al greco commesso da un copista nel Medioevo.

Ma che dire delle altre tradizioni del Natale? Siamo sicuri, ad esempio, che Babbo Natale sia la stessa persona in tutti i Paesi e le culture del mondo?

 

Babbo Natale, Santa Claus, Father Christmas, Père Noël 

 

Babbo Natale è un personaggio immaginario presente in molte culture occidentali e asiatiche, comunemente rappresentato come un uomo panciuto, con la barba bianca e vestito di rosso, che la notte della vigilia di Natale distribuisce doni ai bambini.

Nei paesi anglofoni è chiamato Santa Claus ma ha le stesse origini storiche, ovvero il vescovo di Myra San Nicola, il quale avrebbe ritrovato e riportato in vita cinque bambini vittime di un fatale rapimento. L’appellativo Santa Claus deriva dal nome olandese del santo, Sinterklaas, che nei Paesi Bassi viene festeggiato il 5 dicembre, mentre l’equivalente di Babbo Natale è Kerstman (letteralmente “uomo di Natale”).

Negli Stati Uniti Santa Claus è noto anche come Kris Kringle, Saint Nicholas o Saint Nick e Father Christmas.

In Gran Bretagna, la sera della vigilia i bambini appendono (al caminetto) delle calze per Father Chistmas e per ringraziarlo dei regali gli lasciano un bicchiere di latte e un dolce (mince pie – tortina ripiena di frutta spolverizzata di zucchero), oltre a una carota per Rudolph, la renna.

In Francia e negli altri Paesi francofoni il 24 dicembre si aspetta l’arrivo di Père Noël, mentre in Germania a scivolare giù per il camino è Weihnachtsmann.

In Spagna e in America Latina, benché vi siano alcune differenze tra i vari Paesi, i regali li porta Papá Noel.

 

Scusi, per la casa di Babbo Natale?

Anche la residenza di Babbo Natale varia in base alle diverse culture. In linea generale si può affermare che, tradizionalmente, gli Stati Uniti collocano la casa di Santa Claus al Polo Nord, mentre in Europa si crede abiti in un villaggio nei pressi di Rovaniemi, in Lapponia.

Certo è che, qualunque sia la destinazione immaginata, risalgono a molti anni fa i primi servizi postali o le iniziative a livello di singoli negozi che consentono ai bambini di scrivere una lettera a Babbo Natale contenente la lista dei regali desiderati. In tempi più recenti sono stati creati dei siti web che permettono di seguire il percorso di Babbo Natale via radar.

Presepe (o presepio), Nativity scene, Belén

La parola “presepe” deriva dal latino praesaepe, composto da prae (innanzi) e saepes (recinto), ovvero “luogo che ha dinanzi un recinto”. Nel latino tardo viene chiamato cripia, che divenne poi crèche in francese.

Nei Paesi anglofoni si parla di nativity scene, espressione con cui si indica la rappresentazione nell’arte di scene legate alla nascita di Gesù ma anche e soprattutto la tipica ricostruzione con statuine della Sacra Famiglia e pastorelli, o la rievocazione con attori e animali in carne e ossa che prende il nome di “living nativity scenes” (presepe vivente o tableau vivant).

Nelle culture ispanofone, invece, il presepe è definito Belén, traduzione in spagnolo del nome della città di Betlemme.

Quella X in Xmas

La parola inglese Christmas è composta da Christ, “Cristo”, appellativo di Gesù di Nazareth dal latino Christus, che deriva a sua volta dal greco Χριστός, ossia “unto dal Signore”, e mass, “messa”, “celebrazione”.

Sin dal XVI secolo il termine viene abbreviato sostituendo a Christ una X, variante latina della Χ greca, prima lettera del suddetto nome greco.

Oggi l’abbreviazione è utilizzata prevalentemente in contesti informali tant’è che alcuni pensano erroneamente che si tratti di un modo “irreligioso” di riferirsi alla festività senza nominare Cristo.

A tavola…

Anche in ambito culinario le tradizioni cambiano da Paese a Paese.

In Nova Scotia (Canada), ad esempio, al posto del classico tacchino si mangiano aragosta e frutti di mare. 

In Germania, il menù del 25 dicembre prevede oca arrosto e carpa.

In Giappone, la sera della vigilia gli innamorati escono a cena per mangiare pollo fritto e la famosa Christmas Cake, una torta di pan di spagna con panna montata, fragole e immagini di Babbo Natale.


…e alla radio

Infine, non possiamo non parlare della tradizione musicale del Natale.

I canti più celebri, anche grazie all’elevato numero di film che sono stati prodotti sul tema, sono in lingua inglese. Esistono però anche delle versioni in altre lingue, che non sono propriamente delle traduzioni ma più che altro delle reinterpretazioni dei testi originali, sia per motivi di musicalità che culturali.

Come in altri contesti, è quindi bene effettuare una verifica preliminare sulle varie tradizioni natalizie del mondo prima di tradurre testi relativi al Natale, onde evitare di servire il pandoro a una coppia di Tokyo che ordina il dessert per la cena del 24 dicembre…

Per non rischiare, scrivete pure la vostra letterina a Studio Interpreti Milano! 😉

 

 

 

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